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Il segmento testuale De Amicis è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 45Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Libri ricevuti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]ando non ci si pensava piú, come spesso accade nelle conversazioni piú libere. Il volume può essere letto come un romanzoconversazione nel quale, però, i personaggi sono stati eliminati tout court per lasciare posto solo alle « cose dette ». Forse un simile destino di privazione è dato in sorte anche al nostro paese (non piú Italia e non piú Stato): i suoi numerosi « senza » brulicano incessanti tra le chiacchiere. (MARIA LUISA VECCHI).
EDMONDO DE AMICIS, La Carrozza di tutti. La Torino d'allora (1896), illustrazioni originali di Massimo Quaglino, presentazione di Giovanni Tesio, a cura di Andrea Viglongo, Torino, Viglongo. 1980, pp. 326. Il libro, che è ora ristampato da Andrea Viglongo in una edizione annotata e riccamente illustrata, venne pubblicato nel 1899 quasi come diario delle osservazioni registrate da De Amicis nel corso del 1,896 sulla rete dei tranvai a cavalli di Torino. Pregio non minore del libro è senza dubbio la sua felicità di scrittura, unita alla singolare attitudine deamicisiana di tratteggiare — come ha scritto G. Tesio — « le fuggevoli silhouettes, le figurine nitide, i bozzetti patetici e giocosi » (p. 15), da cui è animato lo scenario cittadino del tempo. De Amicis vi padroneggia una lingua sciolta, traboccante di immagini e metafore, e tuttavia immediata, aderente sia al mondo borghese torinese in ascesa, sia a quelle classi lavoratrici che restano le protagoniste del libro. Di fronte alla schiera dei detrattori di ieri, ingrossata negli ultimi decenni da illustri semiologi, sociologi, letterati e critici, non è peregrino ricordare l'ammirazione per lo stile e la simpatia per l'universo morale deamicisiano professate da due scrittori inattuali: Filippo Burzio e Arrigo Cajumi. Significativo, malgrado la riserva sull'incapacità polemica deamicisiana, il [...]

[...] le protagoniste del libro. Di fronte alla schiera dei detrattori di ieri, ingrossata negli ultimi decenni da illustri semiologi, sociologi, letterati e critici, non è peregrino ricordare l'ammirazione per lo stile e la simpatia per l'universo morale deamicisiano professate da due scrittori inattuali: Filippo Burzio e Arrigo Cajumi. Significativo, malgrado la riserva sull'incapacità polemica deamicisiana, il riconoscimento di Cajumi, secondo cui De Amicis, da Costantinopoli a Cuore, dimostra di usare la penna « con vivezza, proprietà, e fecondità retorica che non ha molti esempi » (cfr. A. CAJUMI, Pensieri di un libertino, Torino, Einaudi, 19702, p. 293). Né va trascurata l'opinione di Burzio per cui De Amicis fu « uno dei personaggi piú saporosamente rappresentativi di certo estremo Ottocento italiano » (cfr. ora F. BURZIO, Piemonte. Tempi luoghi figure, prefazione di Giovanni Arpino, Bologna, Boni, 1979, p. 234). Cosí, Burzio stesso offriva una chiave di lettura perspicua della Carrozza di tutti, da lui definita simbolo del « socialismo integrale e propagandistico » deamicisiano. Con questo libro, anzi, termina e si conclude la vicenda spirituale del tipo sociale che lo scrittore di Oneglia intende rappresentare, dimostrandosi l'incapacità, da parte della piccola borghesia democratica e progressi[...]



da Carlo Muscetta, [Saggio introduttivo a] Angelo Muscetta, Memorie di un commerciante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]va di saperlo, non tanto per quella « fortuna nella sfortuna » che torna a
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rifulgere nel suo cielo, quanto perla posizione centrale dell'« uomo» che irraggia simpatia intorno a sé, oggetto onnipresente d'ispirazione per la Musa, a cominciare dal principio. Chi è questo ragazzo che crediamo di aver già conosciuto nel Cuore e che invece è senza infanzia e senza compagni di scuola? E' forse un misto del Garoffi
e del Garrone di De Amicis, del commerciante nato e del ragazzo più adulto dei suoi anni, prudente e mite, ma generoso negli affetti e nell'adempimento dei suoi doveri ? Non direi. Se la sua vita fosse solo e sempre tesa nel realizzare « l'idea predominante » cioè « diventare grossista », neppure le qualità positive di Garrone sarebbero valse a cancellare certe odiosità caratteristiche nella tensione mistica dei volitivi. «Procace in esperienza» (come dice buffamente di sé : precoce e un po' sfrontato), questo ragazzo nei suoi slanci virili e nei suoi accorgimenti conserverà sempre una civetteria infantile, un desideri[...]

[...]olosa di qualche periodo. Ma se ignora ogni nozione di purità (e ricorre al relazionare, e a calchi più o meno pesanti come commissionario e gattò di mariaggio) il suo « simpatico » maestro francese gli ha insegnato che cos'è il patois e che cos'è la lingua letteraria. Sicché quando cita parole o detti dialettali li sottolinea per distinguerli dalla sua prosa che non diversamente dagli scrittori più popolari (incluso Mastriani, incluso lo stesso De Amicis), ha sempre un po' il debole di indomenicarsi, di mettersi addosso il vestito migliore a disposizione. Perciò sulla semplicità estrema della forma narrativa risalta un linguaggio pieno di echi non diciamo libreschi, ma cartacei, proprio di chi ci tiene a distinguersi e ad evitare i pericoli dialettali del parlato. Non gli basta dire: « a prenderci », gli sembra meglio « a rilevarci ». E « sedermi a mensa » gli par necessario, per un banchetto imbandito da « veri signori ». L'aspirazione a un più borghese scrivere civile
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lo sollecita verso una continua disposizi[...]



da Federico Sanguineti, Varietà e documenti. Caterina Sforza nel "mito" Gramsciano in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]I, Il capo della classe operaia italiana, in Gramsci, a cura di E. Ragionieri, Editori Riuniti, Roma 1967, p. 20: « Sin dall'epoca dei convegni di Zimmerwald e di Kienthal, una delle maggiori preoccupazioni di Gramsci era stata quella di riuscire a conoscere e a prendere contatto con le correnti rivoluzionarie del movimento operaio internazionale e in primo luogo del bolscevismo ». Cfr. anche P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, Einaudi, Torino 1958, p. 355.
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lo stesso procedimento per cui il Principe di Machiavelli è innalzato nei Quaderni del carcere a simbolo della volontà collettiva nazionalepopolare. Dal punto di vista formale non esiste quindi una differenza fra l'utilizzazione giovanile di Machiavelli e l'utilizzazione che Gramsci farà di Machiavelli in carcere. Ma il rapporto fra il « mito » giovanile di Caterina Sforza e il piú noto « mito » gramsciano del moderno Principe non si riduce a un'analogia esteriore. Caterina Sforza non rimane infatti il cappello piccante di un [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine De Amicis, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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